China Labour Bulletin director Han Dongfang is quoted in the following article. Copyright remains with the original publisher
30 May 2013
di Manlio Masucci
La Cina è all'inizio di un processo di cambiamento epocale che prevede un riassetto del mercato dei consumi interni e dunque del sistema produttivo e delle sue relazioni industriali. Dopo anni di scontri politici che hanno portato a pesanti ondate repressive, i lavoratori hanno finalmente maggiori possibilità di far ascoltare la propria voce su questioni pratiche, come condizioni lavorative e salari, con la speranza di ottenere risultati concreti. Una contrattazione collettiva in embrione dunque che, se supportata da un adeguato investimento sulla formazione, potrebbe rappresentare la base per l'evoluzione democratica del paese. Han Dongfang, attivista cinese per i diritti dei lavoratori, è ottimista riguardo le recenti "aperture" di Pechino come conferma in occasione del seminario organizzato dall'Associazione Koinè, presieduta da Raffaele Morese,con la collaborazione delle Fondazioni Basso, Buozzi, Brodolini, Di Vittorio e Pastore, presso la Camera dei Deputati di Roma.
Un incontro a cui hanno partecipato, tra gli altri, esponenti del mondo sindacale italiano e della cooperazione ma che ha registrato l'assenza di rappresentanti governativi. Un'assenza grave, secondo Cecilia Brighi dell'Osservatorio internazionale Koinè, che conferma la difficoltà della nostra politica nel rapportarsi con la Cina e con le imprese italiane che dovrebbero essere invece chiamate a garantire l'adozione di un modello di business in linea con i principi dell'Ocse e delle Nazioni Unite.
L'impegno dell'occidente è infatti fondamentale per un miglioramento della situazione in Cina,come dimostra la stessa storia di Han Dongfang che, a seguito dell'arresto avvenuto per aver partecipato alle manifestazioni di piazza Tien Anmen, fu liberato e lasciato fuggire all'estero grazie alle pressioni dei sindacati internazionali. L'attivista vive attualmente ad Hong Kong da dove dirige il China Labour Bulletin,organizzazione non governativa per la difesa dei diritti dei lavoratori, vero punto di riferimento per quanto riguarda le ricerche sul mercato del lavoro cinese e il sostegno ai processi di democratizzazione.
E'lo stesso Han Dongfang a confermare come le cose stiano lentamente ma inesorabilmente cambiando: "I lavoratori di oggi - ha spiegato l'attivista sindacale - non hanno conosciuto la repressione di piazza Tien Anmen e la paura degli anni 90'; la loro azione non è finalizzata a obiettivi politici ma a ottenere dei miglioramenti delle condizioni lavorative ed è questo il motivo per cui non hanno paura di protestare mentre il governo preferisce non interferire". Anche Pechino ha fatto i suoi calcoli considerando che la proporzione delle proteste è troppo estesa per poter intervenire con successo mentre favorire gli imprenditori non è una delle priorità del governo che piuttosto ha tutto l'interesse a sviluppare un mercato dei consumi interni attraverso l'aumento dei salari: "Negli anni'80 - ha detto Han Dongfang - il governo puntava tutto sulla stabilità ma ora la mentalità sta cambiando e c'è più disponibilità a confrontarsi con i problemi reali".
Un'apertura dettata anche dalle nuove forme di comunicazione che non possono essere più controllate come una volta: "I media tradizionali - ha sottolineato il sindacalista - potevano ignorare le proteste ma oggi con i social media non farebbero altro che perdere una notizia; anche i nostri monitoraggi degli scioperi avvengono prevalentemente attraverso internet e i social media". Gli elementi per l'inizio di una nuova epoca sono dunque già emersi ed altri dovranno necessariamente emergere: "Il nostro obiettivo principale - hadetto Han Dongfang - è l'introduzione della contrattazionecollettiva per elevare i salari dal livello di sopravvivenza in cui versano e per innescare uno sviluppo economico interno che potrebbe essere il volano di tutta l'economia mondiale; i casi di contrattazione collettiva fino a qui riscontrati devono però dar vita a un vero sistema".
L'attivista cinese è convinto che la strada intrapresa, in particolare nella provincia di Guangdong, sia quella giusta con una crescente collaborazione fra i membri del sindacato Acftu, lavoratori e organizzazioni non governative. L'importanza della formazione è però centrale in questo processo: "Al momento la nostra priorità non è discutere sulla bontà o sulla cattiveria del sindacato unico - ha concluso Han Dongfang - ma garantire ai lavoratori i loro diritti alla rappresentanza e alla contrattazione collettiva; da questo punto di vista i periodi formativi presso il Centro Studi Cisl di Firenze sono, per me e per miei collaboratori, di fondamentale importanza".